MANIFESTO
DELL'ASTROFILO FILOSOFO
INTRODUZIONE
Inzio
a scrivere e subito mi imbatto in una difficoltà che Ludwig
Wittgenstein esprime aforisticamente così:” E' impossibile
scrivere su noi stessi cose più vere di come noi siamo veri. Questa
è la differenza fra scrivere su noi stessi e su cose esterne. Su noi
stessi scriviamo esattamente alla nostra altezza, qui non siamo sui
trampoli o su una scala, ma sui nostri piedi.”(Pensieri
diversi 1937) Come posso dunque presentarmi a voi, cari lettori?
Faccio mio questo ritratto umano e letterario del temperamento
melanconico tratto dalle Osservazioni sul sentimento del bello e del
sublime di Immanuel Kant:” L'uomo di temperamento malinconico si
cura poco di quello che gli altri giudicano e ritengono buono e vero;
egli si basa soltanto sul proprio criterio. Dal momento che in lui i
moventi assumono la natura di principi, non è facile condurlo a
mutar parere, talvolta la sua costanza degenera in testardaggine.
Egli considera con indifferenza il cangiar delle mode, e con
disprezzo il loro luccichio. Sublime è l'amicizia, e perciò essa si
addice al suo sentire, egli può forse perdere un amico incostante,
ma questi non perderà lui tanto presto; persino il ricordo di
un'amicizia spenta rimane onorevole per lui. La loquacità è bella,
la riservatezza pensosa e sublime: quest'uomo sara ben custode dei
segreti propri e altrui. Sublime è la veracità, ed egli ha in odio
il mentire o il dissimulare. Egli ha un alto sentimento della dignità
della natura umana: apprezza se stesso, e ritiene ogni uomo creatura
degna di rispetto. Non sopporta nessuna abietta ossequiosità, e
libertà spira nel suo nobile petto: tutte le catene, a partire da
quelle dorate che si portano a corte, sino al pesante ferro del
galeotto, sono per lui detestabili. É severo giudice di se stesso e
degli altri, e non di rado ha fastidio di sé come del mondo.”
Ma questo non è che un ritratto letterario preso in prestito da un
grande filosofo che in parte mi rappresenta e al contempo mi
nasconde. Ma forse non è in fondo molto importante che io parli
troppo di me stesso, dare troppa voce al proprio” maledetto io”
(come lo definiva Carlo Emilio Gadda) rischia di far passare in
secondo piano e di velare il contenuto di ciò che si ha da
comunicare. Italo Calvino disse acutamente una volta:”Io
appartengo al numero di coloro che ritengono che di una autore
contino soltanto le opere, (quando contano naturalmente); quindi
informazioni biografiche non ne do, o le do false”. Se
di un autore letterario contano soltanto le opere; di un filosofo
conta a maggior ragione ciò che egli pensa e il contenuto di
pensiero si colloca in una sfera che è assai al di là da qualsiasi
nota o vicenda biografica. Risolta così con una certa elusività la
questione della mia presentazione, il lettore sarà senz'altro
incuriosito dal titolo di questo mio blog:”L'astrofilo filosofo”
e si domanderà:” Qual'è la connessione tra l'attività di
astrofilo e quella di filosofo?” Proprio a questa domanda cercherò
ora di rispondere.
PRIMA
PARTE FILOSOFICA
Che
cos'è la filosofia? Non pretendo certo di rispondere a questa
domanda in modo esaustivo in questo mio breve scritto, cercherò
quindi di fornire molto modestamente e solo per cenni la mia opinione
personale e i forti convincimenti che sono andati formandosi nel mio
animo. Generalmente si considera filosofia l'attività del pensiero
tesa a costruire sistemi o teorie in grado di spiegare problemi di un
settore particolare (estetica, politica, morale) o addirittura il
mondo nel suo complesso. Ma questa definizione della filosofia è in
grado di dare conto dell'intima essenza di essa? Io non ne sono
affatto convinto. La lettura delle opere dello storico e filosofo
francese Pierre Hadot mi hanno convinto che la filosofia sia
essenzialmente e prima di tutto un modo
di vivere basato sugli
esercizi spirituali
aventi come fine il perfezionamento e il trascendimento della propria
individualità con il raggiungimento di una prospettiva universale.
Per esercizi spirituali intendo quelle pratiche di riflessione e di
concentrazione che permettono di ritrovare il nucleo della propria
interiorità al di là delle contingenze a volte aspre della vita.
Nella filosofia intesa come modo di vivere risulta essenziale la
dimensione della cura di
sé (di cui parla già
Platone nell'Alcibiade I) intesa non come ripiegamento estetizzante
verso se stessi, ma piuttosto come precondizione di apertura al
mondo, apertura alla cura
verso l'altro. Questa
concezione della filosofia merita senz'altro un approfondimento
maggiore di questi miei brevi cenni. Per ora mi limito a trarre
alcune conseguenze da ciò che sono venuto dicendo. Il metodo con cui
si insegna filosofia nelle nostre strutture educative è solo molto
parzialmente corretto. La lettura delle opere della tradizione
filosofica e la memorizzazione di ciò che sono andati ad esempio
dicendo Platone, Aristotele, Locke, Hume, Kant non esaurisce affatto
la filosofia. Si badi, qui io non intendo affatto negare il valore e
l'importanza dell'approfondimento e del dialogo costante con gli
autori della grande tradizione filosofica. Questi geni hanno tante
cose da dire preziose, profonde; a volte strane e incredibili,
indubbiamente gli autori classici sono e saranno per ricchezza e
vastità intramontabili, un possesso per l'eternità
direbbe Tucidide. Ma per dirla con Nietzsche:” Solamente
nella misura in cui la storia serva alla vita, vogliamo servire la
storia.” Il problema è che nel
mero studio degli autori esiste il rischio di cadere
nell'autoreferenzialità, di muoversi in una dimensione troppo
specialistica, (György Lukacs parlava di idiotismo
specialistico consistente
nell'occuparsi in maniera esatta e ossessiva di pseudoproblemi)
laddove invece la filosofia, se non vuole smarrire se stessa, deve
poter parlare a tutti, anche a persone che non hanno mai letto e
mai leggeranno i classici della tradizione filosofica. La filosofia,
per riprendere una definazione hegeliana è “ il proprio tempo
pensato per concetti”. Il
proprio tempo appunto. E
il nostro tempo è caratterizzato a mio avviso dall'ossessione nei
confronti degli oggetti: dall'ossessione della categoria dell' avere
piuttosto che da quella dell''essere.
Viviamo soffocati dagli oggetti e da ciò che possediamo, con la
perversa conseguenza di considerare anche le altre persone come
oggetti, dunque soltanto in maniera strumentale, (dimentichi in tal
modo dell'imperativo kantiano: agisci sempre considerando l'altro
sempre come fine e mai puramente come mezzo). La filosofia come modo
di vivere ci invita invece ad avere cura di ciò che umanamente siamo
e a prenderci cura dell'interiorità degli altri. Essa ci invita
all'umanesimo, alla riscoperta della nostra umanità, allo scoprire
le cose semplici e apparentemente banali del nostro vivere
quotidiano: la bellezza dello stare insieme, la ricchezza del dialogo
con l'altro, il valore intramontabile di un'amicizia che dura da
tanti anni. Ma è giunto il momento di collocare la mia attività di
astrofilo all'interno di questa prospettiva filosofica che
naturalmente ho solo sommariamente delineato.
SECONDA
PARTE ASTRONOMICA
Ho
detto sopra che l'esercizio spirituale è una pratica avente il fine
di un trascendimento della propria individualità con il conseguente
raggiungimento di una prospettiva universale. Ebbene l'osservazione
astronomica ben si presta ad essere interpretata come esercizio
spirituale. La
contemplazione delle infinità del cosmo infatti ci permette di
distaccarci dalla nostra piccola individualità, dalle piccole e
grandi miserie del quotidiano, dai grandi e piccoli drammi della
nostra vita. L'astronomia certifica che esiste un mondo
incredibilmente vasto ed eterogeneo, popolato da oggetti misteriosi
ed enigmatici che sempre accrescono ed accresceranno la nostra voglia
di sapere e di comprendere, e che il nostro piccolo io non è affatto
al centro del tutto come solitamente pensiamo in maniera irriflessa.
L'osservazione degli spazi
profondi del nostro Universo ridimensiona il nostro ego, conforta
inoltre il nostro animo e ci invita a sperare di poter diventare ed
essere costantemente uomini migliori nel breve spazio che ci è
concesso da vivere. La contemplazione di stelle, galassie e pianeti
possiede quindi un indubbio valore morale ed estetico e ci richiama
facilmente alla riscoperta della nostra umanità e profondità
essenziali, come già riconosceva Kant: “la legge morale
dentro di me, il cielo stellato sopra di me.”Ogni
astrofilo certamente si ricorda con commozione dei primi passi
compiuti nell'osservazione del cielo mossi da quella meraviglia
che già per Aristotele era l'inizio autentico di ogni filosofare e
di ogni conoscere. Questa primordiale ed essenziale meraviglia è
proprio ciò che sta a fondamento di ogni attività osservativa al di
là dei mezzi tecnologici e dei risultati scientifici (o di semplice
e puro diletto) che ogni astrofilo si prefigge. Che si osservi ad
occhio nudo, con un modesto cannocchiale, con un piccolo o grande
telescopio; che si sia osservatori visuali o astrofotografi, che si
sia esperti o principianti, che si sia dei raffinati teorici o dei
semplici pratici, sempre unica è la fonte che ci spinge ad
allontanarci da noi stessi e da questo piccolo mondo per rivolgerci
alle vastità degli spazi profondi! “Magnum miraculum est
homo” diciamo con commozione
tutti quanti insieme! E con Wolfram cantiamo all'unisono l'aria del
Tannhäuser di Richard Wagner :”O du, mein holder
Abendstern, /wohl grüsst'ich immer dich so gern(...) O tu mia dolce
stella del Vespero,/ ben io sempre e di buon grado t'ho salutata
(...)” Dunque proprio
l'osservazione del cielo è di fondamentale importanza per raggiungere
quella particolare temperatura emotiva, necessaria sul piano
filosofico per vedere correttamente la propria vita e il mondo. Come
il lettore avrà notato anch'io sento la musica delle sfere celesti
come sostenevano gli antichi pitagorici ed è allora che la mia
interiorità si trasforma e si trasfigura sfociando in momenti di
mistica estatica... Ma avrò occasione di parlare di questo aspetto
in un'altra occasione. Adesso è ormai giunto il momento di avviarmi
alla conclusione di queste riflessioni introduttive.
CONCLUSIONE
Quelle
che ho delineato finora sono le basi, i punti di partenza
“ideologici” del blog che intendo sviluppare da qui in avanti.
Aspetto peculiare di questo blog è la connessione, penso non ancora
sviluppata tra i blogger, tra due discipline apparentemente lontane
come la filosofia e l'astronomia. Come ho scritto anche nella breve
presentazione scopo principale di questo blog è quello di creare una
rete relazionale diffusa sulla base dei miei interessi mentali e
umani, nella convinzione che non sia possibile alcun autentico
interesse mentale senza una solida radice umana. Confido quindi che
vorrete stringere amicizia con me e condividere i miei interessi e
spero che troverete interessanti le cose che scriverò. Potrete
lasciare i vostri commenti sotto i post ma anche scrivermi
privatamente per conoscermi meglio, chiedermi e offrirmi la vostra
amicizia nonché approfondire i temi che vi sembreranno di vostro
interesse oppure quelli che vi appariranno deboli e problematici. Del
resto sono convinto di avere bisogno delle vostre domande e dei
vostri stimoli anche per realizzare certi progetti letterari che mi
stanno particolarmente a cuore, perciò vi dico francamente: “Si,
continuate a fare domande; ho senz'altro bisogno delle vostre
domande, le domande del resto sono a volte assai più interessanti e
ricche di significato delle stesse possibili risposte.Troverete
quindi sviluppati i temi filosofici che mi stanno a cuore, il
racconto delle osservazioni astronomiche che compirò, ma largo
spazio dedicherò a molte altre cose, la musica, l'arte, il cinema,
la letteratura che amo, i luoghi reali e mentali nei quali sovente
si svolge la mia vita. Dunque a presto, cari amici lettori.
L'astrofilo
filosofo
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