giovedì 8 febbraio 2018

MANIFESTO DELL'ASTROFILO FILOSOFO

MANIFESTO DELL'ASTROFILO FILOSOFO


INTRODUZIONE

Inzio a scrivere e subito mi imbatto in una difficoltà che Ludwig Wittgenstein esprime aforisticamente così:” E' impossibile scrivere su noi stessi cose più vere di come noi siamo veri. Questa è la differenza fra scrivere su noi stessi e su cose esterne. Su noi stessi scriviamo esattamente alla nostra altezza, qui non siamo sui trampoli o su una scala, ma sui nostri piedi.”(Pensieri diversi 1937) Come posso dunque presentarmi a voi, cari lettori? Faccio mio questo ritratto umano e letterario del temperamento melanconico tratto dalle Osservazioni sul sentimento del bello e del sublime di Immanuel Kant:” L'uomo di temperamento malinconico si cura poco di quello che gli altri giudicano e ritengono buono e vero; egli si basa soltanto sul proprio criterio. Dal momento che in lui i moventi assumono la natura di principi, non è facile condurlo a mutar parere, talvolta la sua costanza degenera in testardaggine. Egli considera con indifferenza il cangiar delle mode, e con disprezzo il loro luccichio. Sublime è l'amicizia, e perciò essa si addice al suo sentire, egli può forse perdere un amico incostante, ma questi non perderà lui tanto presto; persino il ricordo di un'amicizia spenta rimane onorevole per lui. La loquacità è bella, la riservatezza pensosa e sublime: quest'uomo sara ben custode dei segreti propri e altrui. Sublime è la veracità, ed egli ha in odio il mentire o il dissimulare. Egli ha un alto sentimento della dignità della natura umana: apprezza se stesso, e ritiene ogni uomo creatura degna di rispetto. Non sopporta nessuna abietta ossequiosità, e libertà spira nel suo nobile petto: tutte le catene, a partire da quelle dorate che si portano a corte, sino al pesante ferro del galeotto, sono per lui detestabili. É severo giudice di se stesso e degli altri, e non di rado ha fastidio di sé come del mondo.” Ma questo non è che un ritratto letterario preso in prestito da un grande filosofo che in parte mi rappresenta e al contempo mi nasconde. Ma forse non è in fondo molto importante che io parli troppo di me stesso, dare troppa voce al proprio” maledetto io” (come lo definiva Carlo Emilio Gadda) rischia di far passare in secondo piano e di velare il contenuto di ciò che si ha da comunicare. Italo Calvino disse acutamente una volta:”Io appartengo al numero di coloro che ritengono che di una autore contino soltanto le opere, (quando contano naturalmente); quindi informazioni biografiche non ne do, o le do false”. Se di un autore letterario contano soltanto le opere; di un filosofo conta a maggior ragione ciò che egli pensa e il contenuto di pensiero si colloca in una sfera che è assai al di là da qualsiasi nota o vicenda biografica. Risolta così con una certa elusività la questione della mia presentazione, il lettore sarà senz'altro incuriosito dal titolo di questo mio blog:”L'astrofilo filosofo” e si domanderà:” Qual'è la connessione tra l'attività di astrofilo e quella di filosofo?” Proprio a questa domanda cercherò ora di rispondere.

PRIMA PARTE FILOSOFICA

Che cos'è la filosofia? Non pretendo certo di rispondere a questa domanda in modo esaustivo in questo mio breve scritto, cercherò quindi di fornire molto modestamente e solo per cenni la mia opinione personale e i forti convincimenti che sono andati formandosi nel mio animo. Generalmente si considera filosofia l'attività del pensiero tesa a costruire sistemi o teorie in grado di spiegare problemi di un settore particolare (estetica, politica, morale) o addirittura il mondo nel suo complesso. Ma questa definizione della filosofia è in grado di dare conto dell'intima essenza di essa? Io non ne sono affatto convinto. La lettura delle opere dello storico e filosofo francese Pierre Hadot mi hanno convinto che la filosofia sia essenzialmente e prima di tutto un modo di vivere basato sugli esercizi spirituali aventi come fine il perfezionamento e il trascendimento della propria individualità con il raggiungimento di una prospettiva universale. Per esercizi spirituali intendo quelle pratiche di riflessione e di concentrazione che permettono di ritrovare il nucleo della propria interiorità al di là delle contingenze a volte aspre della vita. Nella filosofia intesa come modo di vivere risulta essenziale la dimensione della cura di sé (di cui parla già Platone nell'Alcibiade I) intesa non come ripiegamento estetizzante verso se stessi, ma piuttosto come precondizione di apertura al mondo, apertura alla cura verso l'altro. Questa concezione della filosofia merita senz'altro un approfondimento maggiore di questi miei brevi cenni. Per ora mi limito a trarre alcune conseguenze da ciò che sono venuto dicendo. Il metodo con cui si insegna filosofia nelle nostre strutture educative è solo molto parzialmente corretto. La lettura delle opere della tradizione filosofica e la memorizzazione di ciò che sono andati ad esempio dicendo Platone, Aristotele, Locke, Hume, Kant non esaurisce affatto la filosofia. Si badi, qui io non intendo affatto negare il valore e l'importanza dell'approfondimento e del dialogo costante con gli autori della grande tradizione filosofica. Questi geni hanno tante cose da dire preziose, profonde; a volte strane e incredibili, indubbiamente gli autori classici sono e saranno per ricchezza e vastità intramontabili, un possesso per l'eternità direbbe Tucidide. Ma per dirla con Nietzsche:” Solamente nella misura in cui la storia serva alla vita, vogliamo servire la storia.” Il problema è che nel mero studio degli autori esiste il rischio di cadere nell'autoreferenzialità, di muoversi in una dimensione troppo specialistica, (György Lukacs parlava di idiotismo specialistico consistente nell'occuparsi in maniera esatta e ossessiva di pseudoproblemi) laddove invece la filosofia, se non vuole smarrire se stessa, deve poter parlare a tutti, anche a persone che non hanno mai letto e mai leggeranno i classici della tradizione filosofica. La filosofia, per riprendere una definazione hegeliana è “ il proprio tempo pensato per concetti”. Il proprio tempo appunto. E il nostro tempo è caratterizzato a mio avviso dall'ossessione nei confronti degli oggetti: dall'ossessione della categoria dell' avere piuttosto che da quella dell''essere. Viviamo soffocati dagli oggetti e da ciò che possediamo, con la perversa conseguenza di considerare anche le altre persone come oggetti, dunque soltanto in maniera strumentale, (dimentichi in tal modo dell'imperativo kantiano: agisci sempre considerando l'altro sempre come fine e mai puramente come mezzo). La filosofia come modo di vivere ci invita invece ad avere cura di ciò che umanamente siamo e a prenderci cura dell'interiorità degli altri. Essa ci invita all'umanesimo, alla riscoperta della nostra umanità, allo scoprire le cose semplici e apparentemente banali del nostro vivere quotidiano: la bellezza dello stare insieme, la ricchezza del dialogo con l'altro, il valore intramontabile di un'amicizia che dura da tanti anni. Ma è giunto il momento di collocare la mia attività di astrofilo all'interno di questa prospettiva filosofica che naturalmente ho solo sommariamente delineato.

SECONDA PARTE ASTRONOMICA

Ho detto sopra che l'esercizio spirituale è una pratica avente il fine di un trascendimento della propria individualità con il conseguente raggiungimento di una prospettiva universale. Ebbene l'osservazione astronomica ben si presta ad essere interpretata come esercizio spirituale. La contemplazione delle infinità del cosmo infatti ci permette di distaccarci dalla nostra piccola individualità, dalle piccole e grandi miserie del quotidiano, dai grandi e piccoli drammi della nostra vita. L'astronomia certifica che esiste un mondo incredibilmente vasto ed eterogeneo, popolato da oggetti misteriosi ed enigmatici che sempre accrescono ed accresceranno la nostra voglia di sapere e di comprendere, e che il nostro piccolo io non è affatto al centro del tutto come solitamente pensiamo in maniera irriflessa. L'osservazione degli spazi profondi del nostro Universo ridimensiona il nostro ego, conforta inoltre il nostro animo e ci invita a sperare di poter diventare ed essere costantemente uomini migliori nel breve spazio che ci è concesso da vivere. La contemplazione di stelle, galassie e pianeti possiede quindi un indubbio valore morale ed estetico e ci richiama facilmente alla riscoperta della nostra umanità e profondità essenziali, come già riconosceva Kant: “la legge morale dentro di me, il cielo stellato sopra di me.”Ogni astrofilo certamente si ricorda con commozione dei primi passi compiuti nell'osservazione del cielo mossi da quella meraviglia che già per Aristotele era l'inizio autentico di ogni filosofare e di ogni conoscere. Questa primordiale ed essenziale meraviglia è proprio ciò che sta a fondamento di ogni attività osservativa al di là dei mezzi tecnologici e dei risultati scientifici (o di semplice e puro diletto) che ogni astrofilo si prefigge. Che si osservi ad occhio nudo, con un modesto cannocchiale, con un piccolo o grande telescopio; che si sia osservatori visuali o astrofotografi, che si sia esperti o principianti, che si sia dei raffinati teorici o dei semplici pratici, sempre unica è la fonte che ci spinge ad allontanarci da noi stessi e da questo piccolo mondo per rivolgerci alle vastità degli spazi profondi! “Magnum miraculum est homo” diciamo con commozione tutti quanti insieme! E con Wolfram cantiamo all'unisono l'aria del Tannhäuser di Richard Wagner :”O du, mein holder Abendstern, /wohl grüsst'ich immer dich so gern(...) O tu mia dolce stella del Vespero,/ ben io sempre e di buon grado t'ho salutata (...)” Dunque proprio l'osservazione del cielo è di fondamentale importanza per raggiungere quella particolare temperatura emotiva, necessaria sul piano filosofico per vedere correttamente la propria vita e il mondo. Come il lettore avrà notato anch'io sento la musica delle sfere celesti come sostenevano gli antichi pitagorici ed è allora che la mia interiorità si trasforma e si trasfigura sfociando in momenti di mistica estatica... Ma avrò occasione di parlare di questo aspetto in un'altra occasione. Adesso è ormai giunto il momento di avviarmi alla conclusione di queste riflessioni introduttive.

CONCLUSIONE

Quelle che ho delineato finora sono le basi, i punti di partenza “ideologici” del blog che intendo sviluppare da qui in avanti. Aspetto peculiare di questo blog è la connessione, penso non ancora sviluppata tra i blogger, tra due discipline apparentemente lontane come la filosofia e l'astronomia. Come ho scritto anche nella breve presentazione scopo principale di questo blog è quello di creare una rete relazionale diffusa sulla base dei miei interessi mentali e umani, nella convinzione che non sia possibile alcun autentico interesse mentale senza una solida radice umana. Confido quindi che vorrete stringere amicizia con me e condividere i miei interessi e spero che troverete interessanti le cose che scriverò. Potrete lasciare i vostri commenti sotto i post ma anche scrivermi privatamente per conoscermi meglio, chiedermi e offrirmi la vostra amicizia nonché approfondire i temi che vi sembreranno di vostro interesse oppure quelli che vi appariranno deboli e problematici. Del resto sono convinto di avere bisogno delle vostre domande e dei vostri stimoli anche per realizzare certi progetti letterari che mi stanno particolarmente a cuore, perciò vi dico francamente: “Si, continuate a fare domande; ho senz'altro bisogno delle vostre domande, le domande del resto sono a volte assai più interessanti e ricche di significato delle stesse possibili risposte.Troverete quindi sviluppati i temi filosofici che mi stanno a cuore, il racconto delle osservazioni astronomiche che compirò, ma largo spazio dedicherò a molte altre cose, la musica, l'arte, il cinema, la letteratura che amo, i luoghi reali e mentali nei quali sovente si svolge la mia vita. Dunque a presto, cari amici lettori.
                                                                                                        L'astrofilo filosofo



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