domenica 11 febbraio 2018

RECENSIONE:LA STORIA ROMANA DI THEODOR MOMMSEN

Sono assai lieto di ripublicare sul mio blog questa recensione di un libro a me molto caro, apparsa qualche anno fa su una rivista letteraria.

 
LA STORIA ROMANA DI THEODOR MOMMSEN



I Scritta dal grande antichista e studioso di storia romana Theodor Mommsen (1817-1903) tra il 1854 e il 1856, essa venne pubblicata dagli editori Weidmann di Berlino e conobbe subito uno straordinario successo di pubblico,tanto da venire subito ristampata e tradotta nelle principali lingue europee:in francese nel 1863,in italiano nel 1864. Composta tra la Storia Romana di Bartold Georg Niebuhr(1776-1831),prima opera storica moderna che si rivolge a una critica diretta delle fonti, (apparsa in prima stesura nel 1811-1812, poi rielaborata nel 1827-1828) e la Storia dei Romani in quattro volumi del nostro Gaetano De Sanctis (professore di storia romana a Torino e poi a Roma, erede della cattedra di Karl Julius Beloch,di cui mi piace ricordare qui la Storia Romana apparsa nel 1926);la Romische Geschichte del Mommsen non è affatto un’opera di mero interesse antiquario, bensì rappresenta ancora una indispensabile lettura per tutti coloro che vogliano approfondire la storia romana, ricca com’è di interessanti e originali intuizioni che offrono al lettore contemporaneo sempre nuovi spunti di riflessione critica. Si tratta quindi, come sempre accade ai lavori scritti da grandi studiosi, di un’opera non defunta,bensì sempre viva nel moderno dibattito storiografico. Mommsen divide questa storia della Roma Repubblicana, in cinque diversi libri, contenuti nell’edizione italiana della Sansoni in due volumi, composti ciascuno di due tomi per un totale complessivo di 2449 pagine assai dense di contenuti. Il libro primo,“Dalle origini sino alla cacciata dei re di Roma”, si occupa della antichissima storia dei romani(capitoli.4-5-6-7) e dei popoli italici:le popolazioni umbro-sabelliche(c.8), gli Etruschi(c.9) ,i Greci e i Cartaginesi stanziati in Italia(c.10); contiene inoltre interessanti capitoli dedicati al diritto romano (c.11), alla religione romana (c.12), allo sviluppoeconomico dei primordi(c.13), ai sistemi di misurazione e di scrittura(c.14),ed all’arte (c.15).Occorre che il lettore leggendo queste pagine tenga ben presente che,quando Mommsen scriveva alla metà dell’ottocento questi capitoli, non era ancora nata la moderna indagine archeologica a Roma(gli scavi nel Foro sono stati iniziati solo nel 1898 da Giacomo Boni e tutto il materiale accumulatosi da allora,è poi stato reso disponibile solo a partire dal 1955 nella pregevole opera in sei volumi dell’archeologo svedese Einar Gjerstad Early Rome)e che lo studio delle popolazioni italiche preromane era soltanto ai primordi;ciò rende ancora più straordinario e significativo lo sforzo di sintesi e l’acutezza dimostrate dal Mommsen nel trattare tempi remoti e resi oscuri da quel problema che è stata definito da Aldo Schiavone, nel primo volume della Storia di Roma Einaudi, come“interdizione della genesi”.( pag.546) Il libro secondo, intitolato”Dall’abolizione dei re di Roma sino all’unione dell’Italia”, tratta i temi del passaggio dalla monarchia alla repubblica (c.1),la secessione dei plebei,la fondazione del tribunato e il decemvirato(c.2),la ricomposizione del conflitto tra gli ordini e la formazione della nobilitas patrizio-plebea(c.3), il conflitto con Veio e l’invasione gallica(c.4),la sottomissione dei Latini e le guerre sannitiche (c.5-6),la guerra contro Pirro e l’unificazione dell’Italia (c.7). I restanti capitoli sono dedicati alla storia culturale, trattando il diritto, la religione,l’arte e la scienza dell’età medio-repubblicana (c.8 e c.9).In questi due libri quindi Mommsen esaurisce la trattazione dell’età arcaica e tardo-arcaica di Roma, quella che per lo stato complesso e confuso delle nostre fonti è la più ardua da ricostruire. Con il terzo libro, intitolato “Dall’unione d’Italia sino alla sottomissione di Cartagine e degli stati Greci”, Mommsen tratta invece dell’espansione nel Mediterraneo delle repubblica romana. Dopo essersi soffermato su Cartagine e la sua civiltà(c.1), Mommsen narra la prima guerra punica (c .2),la guerra illirica e la guerra contro i Celti dell’Italia settentrionale (c.3),l’espansione dei Barcidi in Spagna(c.4),la seconda guerra punica e la prima macedonica (c.5-6),l’espansione in occidente e le guerre contro gli Iberi(c.7),la seconda guerra macedonica(c.8),la guerra contro Antioco di Siria(c.9),la terza guerra macedonica(c.10).Concludono questo libro,come i precedenti ,alcuni capitoli dedicati alla storia della civiltà romana di questo periodo(c.11-14). Il quarto libro, intitolato“La rivoluzione”,tratta la guerra numantina(c.1),le riforme dei Gracchi (c.2-3),la restaurazione antigraccana e la guerra con Giugurta (c.4),la guerra cimbrica(c.5),i tribunati di Saturnino e Glaucia(c.6),la guerra sociale (c.7),la prima guerra mitridatica(c.8),Cinna e Silla(c.9),la costituzione sillana (c.10),infine gli aspetti culturali dell’età graccana e sillana (c.11-13).L’ultimo libro,il quinto, intitolato “La fondazione della monarchia militare”, concerne l’estrema età tardo-repubblicana:Marco Lepido e Quinto Sertorio(c.1),la restaurazione sillana e Lucullo (c.2), l’emergere di Pompeo(c.3), le campagne militari di Pompeo in Oriente contro i Pirati e Mitridate(c.4), la congiura di Catilina(c.5), il primo triumvirato(c.6), la conquista della Gallia da parte di Cesare(c.7), Roma al tempo del triumvirato e i disordini di Clodio(c.8) ,la guerra partica con la morte di Crasso e lo scoppio della guerra civile(c.9), le fasi della guerra civile tra Cesare e Pompeo(c.10), la dittatura di Cesare e la fondazione della monarchia(c.10) ,infine religione,cultura ed arte nell’età cesariana (c.11).


II Conclusa la presentazione dell’opera, seppure in semplice forma di sommario, vorrei ora brevemente soffermarmi sul valore letterario di essa. Infatti non v’è alcun dubbio che, anche a voler prescindere dal valore storiografico che ad essa deriva dalla straordinaria erudizione dell’autore, il quale ben padroneggia le fonti documentarie, sia di natura letteraria che epigrafica, sulle quali basa la sua ricostruzione; gran parte del fascinoso valore di questo monumento della cultura ottocentesca europea, risieda nelle qualità della scrittura e nell’abilità del Mommsen scrittore di presentare i protagonisti principali della sua narrazione. Per questa sua abilità letteraria forse oggi non molto nota, ma un tempo universalmente riconosciutagli, il grande storico venne giustamente insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1902. Leggendo il complesso periodare mommseniano,ci si accorge della grande qualità letteraria e retorica della scrittura dello studioso tedesco,nonché della sua grande capacità di narratore e di ritrattista di indimenticabili caratteri che possiedono per il lettore di oggi un notevole valore dal punto di vista artistico. Ciascun personaggio infatti viene tratteggiato dal Mommsen,ora in maniera positiva ora in maniera negativa, non solo attraverso il suo personale giudizio di storico di professione,ma anche attraverso l’acume del politico attivo e la sensibilità del fine moralista. Tra i personaggi caratterizzati in maniera assai positiva voglio citare qui Quinto Sertorio,l’ufficiale sabino di parte mariana,rifugiatosi in Spagna che tenne testa per anni agli eserciti sillani che Roma gli inviò contro, e che alla fine dovette soccombere per il tradimento dei suoi.(72 a.C). A lui Mommsen dedica questo splendido e commosso elogio funebre:”Così finiva la sua vita uno dei più grandi uomini,per non dire il più grande,cui Roma avesse dato finora i natali,un uomo che in circostanze più fortunate sarebbe stato il rigeneratore della sua patria,e moriva per il miserabile tradimento d’una miserabile banda di emigrati,ch’esso era stato condannato a capitanare contro la patria. La storia non ama i Coriolani; anche per questo uomo, il più magnanimo, il più geniale, il più degno di compassione ,essa non ha fatto eccezione.”(volume 2,tomo 2,pag.600). Si confronti questo elogio funebre con quello assai ambiguo di Marco Porcio Catone Uticense, l’ultimo dei repubblicani ,personaggio seppur rispettato in certa misura, sotto più aspetti assai inviso,anzi direi decisamente antipatico al Mommsen:”Catone non era affatto un grand’uomo, ma nonostante quella miopia, quella stoltezza e noiosa aridità delle frasi fatte che lo caratterizzarono nel suo tempo e in tutti i tempi come l’ideale del repubblicanesimo sventato ed il beniamino di tutti coloro che civettavano con quell’ideale, egli però era il solo che rappresentasse con onestà e con coraggio il grande sistema nella sua agonia. Catone ha avuto una parte storica molto più importante che non molti altri uomini a lui superiori,poiché a fronte della semplice verità la più scaltra menzogna non regge,e poiché ogni grandezza e splendore della natura umana si appoggia infine sull’onestà e non sull’intelligenza.”(volume 2,tomo 2,pag1089).Ho cercato attraverso queste due semplici citazioni concernenti due figure tragiche della storia romana,diversamente caratterizzate dal Mommsen,di fornire al lettore una sia pur sommaria idea dell’abilità del grande storico tedesco nel ritrarre i protagonisti della sua narrazione. Il valore letterario dei personaggi del Mommsen risulterà naturalmente evidente a colui che vorrà accingersi a leggere interamente l’opera oggetto di questa mia recensione,ciò spero possa accadere anche grazie a questo mio modesto contributo.


                                                                                                                                                                               L'astrofilo filosofo

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