Sono assai lieto di ripublicare sul mio blog questa recensione di un libro a me molto caro, apparsa qualche anno fa su una rivista letteraria.
LA
STORIA ROMANA DI THEODOR MOMMSEN
I
Scritta dal grande antichista e studioso di storia romana Theodor
Mommsen (1817-1903) tra il 1854 e il 1856, essa venne pubblicata
dagli editori Weidmann di Berlino e conobbe subito uno straordinario
successo di pubblico,tanto da venire subito ristampata e tradotta
nelle principali lingue europee:in francese nel 1863,in italiano nel
1864. Composta tra la Storia Romana di Bartold Georg
Niebuhr(1776-1831),prima opera storica moderna che si rivolge a una
critica diretta delle fonti, (apparsa in prima stesura nel 1811-1812,
poi rielaborata nel 1827-1828) e la Storia dei Romani in quattro
volumi del nostro Gaetano De Sanctis (professore di storia romana a
Torino e poi a Roma, erede della cattedra di Karl Julius Beloch,di
cui mi piace ricordare qui la Storia Romana apparsa nel 1926);la
Romische Geschichte del Mommsen non è affatto un’opera di mero
interesse antiquario, bensì rappresenta ancora una indispensabile
lettura per tutti coloro che vogliano approfondire la storia romana,
ricca com’è di interessanti e originali intuizioni che offrono al
lettore contemporaneo sempre nuovi spunti di riflessione critica. Si
tratta quindi, come sempre accade ai lavori scritti da grandi
studiosi, di un’opera non defunta,bensì sempre viva nel moderno
dibattito storiografico. Mommsen divide questa storia della Roma
Repubblicana, in cinque diversi libri, contenuti nell’edizione
italiana della Sansoni in due volumi, composti ciascuno di due tomi
per un totale complessivo di 2449 pagine assai dense di contenuti. Il
libro primo,“Dalle origini sino alla cacciata dei re di Roma”, si
occupa della antichissima storia dei romani(capitoli.4-5-6-7) e dei
popoli italici:le popolazioni umbro-sabelliche(c.8), gli
Etruschi(c.9) ,i Greci e i Cartaginesi stanziati in Italia(c.10);
contiene inoltre interessanti capitoli dedicati al diritto romano
(c.11), alla religione romana (c.12), allo sviluppoeconomico dei
primordi(c.13), ai sistemi di misurazione e di scrittura(c.14),ed
all’arte (c.15).Occorre che il lettore leggendo queste pagine tenga
ben presente che,quando Mommsen scriveva alla metà dell’ottocento
questi capitoli, non era ancora nata la moderna indagine archeologica
a Roma(gli scavi nel Foro sono stati iniziati solo nel 1898 da
Giacomo Boni e tutto il materiale accumulatosi da allora,è poi stato
reso disponibile solo a partire dal 1955 nella pregevole opera in sei
volumi dell’archeologo svedese Einar Gjerstad Early Rome)e che lo
studio delle popolazioni italiche preromane era soltanto ai
primordi;ciò rende ancora più straordinario e significativo lo
sforzo di sintesi e l’acutezza dimostrate dal Mommsen nel trattare
tempi remoti e resi oscuri da quel problema che è stata definito da
Aldo Schiavone, nel primo volume della Storia di Roma Einaudi,
come“interdizione della genesi”.( pag.546) Il libro secondo,
intitolato”Dall’abolizione dei re di Roma sino all’unione
dell’Italia”, tratta i temi del passaggio dalla monarchia alla
repubblica (c.1),la secessione dei plebei,la fondazione del tribunato
e il decemvirato(c.2),la ricomposizione del conflitto tra gli ordini
e la formazione della nobilitas patrizio-plebea(c.3), il conflitto
con Veio e l’invasione gallica(c.4),la sottomissione dei Latini e
le guerre sannitiche (c.5-6),la guerra contro Pirro e l’unificazione
dell’Italia (c.7). I restanti capitoli sono dedicati alla storia
culturale, trattando il diritto, la religione,l’arte e la scienza
dell’età medio-repubblicana (c.8 e c.9).In questi due libri quindi
Mommsen esaurisce la trattazione dell’età arcaica e tardo-arcaica
di Roma, quella che per lo stato complesso e confuso delle nostre
fonti è la più ardua da
ricostruire. Con il terzo libro, intitolato “Dall’unione d’Italia
sino alla sottomissione di Cartagine e degli stati Greci”, Mommsen
tratta invece dell’espansione nel Mediterraneo delle repubblica
romana. Dopo essersi soffermato su Cartagine e la sua civiltà(c.1),
Mommsen narra la prima guerra punica (c .2),la guerra illirica e la
guerra contro i Celti dell’Italia settentrionale (c.3),l’espansione
dei Barcidi in Spagna(c.4),la seconda guerra punica e la prima
macedonica (c.5-6),l’espansione in occidente e le guerre contro gli
Iberi(c.7),la seconda guerra macedonica(c.8),la guerra contro Antioco
di Siria(c.9),la terza guerra macedonica(c.10).Concludono questo
libro,come i precedenti ,alcuni capitoli dedicati alla storia della
civiltà romana di questo periodo(c.11-14). Il quarto libro,
intitolato“La rivoluzione”,tratta la guerra numantina(c.1),le
riforme dei Gracchi (c.2-3),la restaurazione antigraccana e la guerra
con Giugurta (c.4),la guerra cimbrica(c.5),i tribunati di Saturnino e
Glaucia(c.6),la guerra sociale (c.7),la prima guerra
mitridatica(c.8),Cinna e Silla(c.9),la costituzione sillana
(c.10),infine gli aspetti culturali dell’età graccana e sillana
(c.11-13).L’ultimo libro,il quinto, intitolato “La fondazione
della monarchia militare”, concerne l’estrema età
tardo-repubblicana:Marco Lepido e Quinto Sertorio(c.1),la
restaurazione sillana e Lucullo (c.2), l’emergere di Pompeo(c.3), le
campagne militari di Pompeo in Oriente contro i Pirati e
Mitridate(c.4), la congiura di Catilina(c.5), il primo
triumvirato(c.6), la conquista della Gallia da parte di
Cesare(c.7), Roma al tempo del triumvirato e i disordini di
Clodio(c.8) ,la guerra partica con la morte di Crasso e lo scoppio
della guerra civile(c.9), le fasi della guerra civile tra Cesare e
Pompeo(c.10), la dittatura di Cesare e la fondazione della
monarchia(c.10) ,infine religione,cultura ed arte nell’età
cesariana (c.11).
II
Conclusa la presentazione dell’opera, seppure in semplice forma di
sommario, vorrei ora brevemente
soffermarmi sul valore letterario di essa. Infatti non v’è alcun
dubbio che, anche a voler prescindere dal valore storiografico che ad
essa deriva dalla straordinaria erudizione dell’autore, il quale
ben padroneggia le fonti documentarie, sia di natura letteraria che
epigrafica, sulle quali basa la sua ricostruzione; gran parte del
fascinoso valore di questo monumento della cultura ottocentesca
europea, risieda nelle qualità della scrittura e nell’abilità del
Mommsen scrittore di presentare i protagonisti principali della sua
narrazione. Per questa sua abilità letteraria forse oggi non molto
nota, ma un tempo universalmente riconosciutagli, il grande storico
venne giustamente insignito del premio Nobel per la letteratura nel
1902. Leggendo il complesso periodare mommseniano,ci si accorge della
grande qualità letteraria e retorica della scrittura dello studioso
tedesco,nonché della sua grande capacità di narratore e di
ritrattista di indimenticabili caratteri che possiedono per il
lettore di oggi un notevole valore dal punto di vista artistico.
Ciascun personaggio infatti viene tratteggiato dal Mommsen,ora in
maniera positiva ora in maniera negativa, non solo attraverso il suo
personale giudizio di storico di professione,ma anche attraverso
l’acume del politico attivo e la sensibilità del fine moralista.
Tra i personaggi caratterizzati in maniera assai positiva voglio
citare qui Quinto Sertorio,l’ufficiale sabino di parte
mariana,rifugiatosi in Spagna che tenne testa per anni agli eserciti
sillani che Roma gli inviò contro, e che alla fine dovette
soccombere per il tradimento dei suoi.(72 a.C). A lui Mommsen dedica
questo splendido e commosso elogio funebre:”Così finiva la sua
vita uno dei più grandi uomini,per non dire il più grande,cui Roma
avesse dato finora i natali,un uomo che in circostanze più fortunate
sarebbe stato il rigeneratore della sua patria,e moriva per il
miserabile tradimento d’una miserabile banda di emigrati,ch’esso
era stato condannato a
capitanare contro la patria. La storia non ama i Coriolani; anche per
questo uomo, il più magnanimo, il più geniale, il più degno di
compassione ,essa non ha fatto eccezione.”(volume 2,tomo
2,pag.600). Si confronti questo elogio funebre con quello assai
ambiguo di Marco Porcio Catone Uticense, l’ultimo dei
repubblicani ,personaggio seppur rispettato in certa misura, sotto più
aspetti assai inviso,anzi direi decisamente antipatico al
Mommsen:”Catone non era affatto un grand’uomo, ma nonostante
quella miopia, quella stoltezza e noiosa aridità delle frasi fatte
che lo caratterizzarono nel suo tempo e in tutti i tempi come
l’ideale del repubblicanesimo sventato ed il beniamino di tutti
coloro che civettavano con quell’ideale, egli però era il solo che
rappresentasse con onestà e con coraggio il grande sistema nella sua
agonia. Catone ha avuto una parte storica molto più importante che
non molti altri uomini a lui superiori,poiché a fronte della
semplice verità la più scaltra menzogna non regge,e poiché ogni
grandezza e splendore della natura umana si appoggia infine
sull’onestà e non sull’intelligenza.”(volume 2,tomo
2,pag1089).Ho cercato attraverso queste due semplici citazioni
concernenti due figure tragiche della storia romana,diversamente
caratterizzate dal Mommsen,di fornire al lettore una sia pur sommaria
idea dell’abilità del grande storico tedesco nel ritrarre i
protagonisti della sua narrazione. Il valore letterario dei
personaggi del Mommsen risulterà naturalmente evidente a colui che
vorrà accingersi a leggere interamente l’opera oggetto di questa
mia recensione,ciò spero possa accadere anche grazie a questo mio
modesto contributo.
L'astrofilo filosofo
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